Il programma di Working Title Film Festival 4

Il racconto del lavoro attraverso gli sguardi del cinema: documentario, di finzione, ibrido, sperimentale e visionario. Giunto alla quarta edizione, Working Title Film Festival – festival del cinema del lavoro, a Vicenza dall’1 al 5 ottobre 2019, accentua il suo carattere internazionale (7 italiani su 20 film in concorso, provenienti da 10 paesi) e l’attenzione allo sguardo femminile (circa la metà dei registi sono donne).

wtff4-locandina-webE inaugura una sezione Industry con il meeting tra produttori e registi “Work in progress” (il 5 ottobre) pensato per far crescere progetti in fase di sviluppo sul tema del lavoro. L’evento inaugurale è la presentazione del libro La dissolvenza del lavoro. Crisi e disoccupazione attraverso il cinema (Ediesse, 2019) con l’autore Emanuele Di Nicola, giornalista e critico cinematografico.

Il programma del festival è stato presentato in anteprima il 1 settembre allo spazio della Regione del Veneto presso l’Hotel Excelsior al Lido di Venezia, nell’ambito della 76° Mostra del Cinema di Venezia. Nell’occasione sono stati presentati la sigla di WTFF4, realizzata dalla motion graphic designer Chiara Cant con il brano musicale Aurora di LSKA, i premi, realizzati dal designer Roberto Simoncello con la stampante 3D del Fablab Dueville, e il catalogo, di cui Andrea Xausa ha curato la realizzazione grafica e Giulia Galvan le traduzioni.

Qui tutte le informazioni sul festival: programma, location, catalogo

15_01092019-_MG_5226 «La selezione dei film di quest’anno mi riempie di orgoglio per diversi motivi – commenta Marina Resta, direttrice artistica di Working Title Film Festival -. Uno di questi, che scontato non è, è la numerosa presenza di registe in tutte le sezioni (circa la metà dei film). Non una mera questione di quote rosa, ma di alta qualità dei film proposti, che sono anche stati realizzati da donne. È un dato incoraggiante, visto che alcuni ruoli come la regia (ma anche la fotografia, il suono…) sono monopolizzati dal genere maschile. Le registe dei film in concorso, ma anche i loro colleghi maschi, ci offrono sguardi inediti e personali sulla società odierna nella dimensione locale e globale».

Due le macro sezioni di concorso internazionali: “WTFF”, la cui giuria attribuirà il premi al miglior   lungometraggio e al miglior cortometraggio; e “Extraworks” per il cinema sperimentale, ibrido e la video arte.

Il catalogo

Il programma cronologico

Tutti i film in concorso: sinossi e trailer

I lungometraggi in concorso

Tra i film in concorso, prima visione mondiale per Cold Blow Lane, esordio al lungometraggio dell’artista e filmmaker Penny Andrea, nel cui cast spiccano Susan Lynch (già in Ready Player One di Spielberg e in Intervista col vampiro di Neil Jordan) e Grace Chilton (già in La mummia di Alex Kurtzman e nella serie sci-fi Humans). Il film è un “neo-noir” ambientato in una cupa Londra che preconizza la Brexit in cui le ambizioni di carriera e ricchezza incontrano e si scontrano con oscuri mondi criminali.

L’olandese Joost van der Wiel – già premiato a WTFF2 per il documentario The Shepherd (2016), su un medico di base di 91 anni -, presenta Drømmeland, lungometraggio documentario che ha per protagonista Nils, un sessantenne in fuga dalla società del lavoro che si rifugia nelle montagne della Norvegia per una vita solitaria immersa nella natura. Ma oltre al fidato cavallo, non può fare a meno di portare con sé il proprio smartphone.

Tra gli italiani in concorso, prima visione assoluta per Di acqua, di fuoco e quello che resta di Matteo Ninni, un documentario poetico su Gabriele Cantadore, artista della Val Vigezzo che utilizza attrezzi e materiali del suo lavoro di operaio edile per dar vita alle sue pitture. Claudia Cipriani, già candidata ai David di Donatello con Lasciando la Baia del Re, presenta L’ora d’acqua, su un sommozzatore impegnato sulle piattaforme petrolifere e che recupera le navi affondate, tra cui la Costa Concordia. Parsifal Reparato in Nimble Fingers segue alcune giovani operaie della Canon di Hanoi, in uno dei siti industriali più grandi al mondo.

Lo spagnolo Jorge López Navarrete, con il suo Ronco rumor remoto / Rough Remote Rumble sospeso tra il documentario e il film sperimentale, ritrae in un bianco e nero lirico le Ande peruviane e il volto scavato di uno scalpellino. I suoi gesti enigmatici trasformano la roccia in una metafora della precarietà umana. Wir träumten vom Frühling / My Russian Spring mostra il volto della nuova Russia, vista attraverso lo sguardo della regista Xenia Sigalova che vi torna dopo 20 anni.

I cortometraggi in concorso

Marco Zuin nel suo documentario Hoa, fa un ritratto di una guaritrice tradizionale che vive in un villaggio rurale del Vietnam del nord. In Time to change / Tempo di cambiare della regista iraniana Maryam Rahimi, quattro donne di classi sociali diverse vivono una simile condizione di oppressione di genere nell’Iran contemporaneo. Il giardino da cui prende il titolo il cortometraggio di Francesca Bertin è un rifugio dal torrido villaggio container dove alloggiano gli operai impegnati nella costruzione della superstrada pedemontana veneta. Storia di ordinario sfruttamento è quella di Am Cu Ce – Mein ganzer Stolz / Am Cu Ce – Pride di Hannah Weissenborn, storia di finzione ma con solide radici reali sui camionisti costretti dai tempi anfetaminici della logistica a mettere in gioco sonno e vita. El Des-bloque Socialista, del venezuelano Jeissy Trompiz, in una storia marginale – i ricordi e le foto dell’ex operaio cubano Roberto – fa rifrangere i segni di una Storia più grande. In Het geluk van honden / A Dog’s Luck di Nina de Vroome non si parla, si abbaia: protagonisti sono i cani poliziotto ripresi nella scuola in cui si addestrano. Humour nero e sarcasmo sono la cifra con cui La epidemiadi Pablo Conde tocca temi quanto mai attuali come l’informazione, la precarietà, le pensioni e i vaccini.

Concorso Extraworks

Mattia Epifani, in Extraworks con il cortometraggio Et in terra Pacis, entra nel cantiere che sta trasformando l’ex Centro di permanenza temporanea per migranti Regina Pacis, sulle coste del Salento, in un resort di lusso, riportando alla luce i segni indelebili di un passato fatto di violenze e soprusi. L’artista Maite Abella, catalana trapiantata nei Paesi Bassi, mostra in Being and Becoming come le aspirazioni artistiche della giovinezza si concretizzano in un lavoro che in fondo non ci è andato tanto lontano. I suoi cortometraggi sperimentali sono stati selezionati tra gli altri al Forum Expanded della Berlinale e al Rotterdam Film Festival. Memoria del fuego di Francesco Clerici, regista già vincitore del premio Fipresci al Forum della Berlinale 2015 con Il Gesto delle Mani, è un breve documentario che si perde nei ritmi, i suoni e le atmosfere di una fabbrica di sigari cubani a Estelí, in Nicaragua. In Yi Xiang Yu Suo / Foreign Quartiers

il regista dello Sri Lanka Rajee Samarasinghe va alla ricerca dei lontani legami di sangue che lo connettono alla Cina attraverso un’etnografia per immagini di quel Paese. Si dialoga fittamente sul senso dei concetti di lavoro e di non-lavoro in Can you see work? di Shubhangi Singh, artista visuale e filmmaker attiva tra Mumbai, Sydney e Helsinki. I belgi Olivia Rochette e Gerard-Jan Claes tornano a Vicenza dopo aver vinto con Grands Travaux la seconda edizione di WTFF, con il documentario Mitten, che indaga il processo alla base del lavoro creativo, seguendo le prove di una performance della coreografa Anne Teresa De Keersmaeker, della sua compagnia Rosas e del violoncellista Jean-Guihen Queyras, basata sulle Suite per violoncello solo di Bach.

In giuria Ilaria Fraioli, Claudio Casazza, Ilaria Pezone e Riccardo Palladino

Ad assegnare i premi sarà una doppia giuria di alto livello formata da quattro affermati professionisti. La giuria Working Title Film Festival 4 – che premia miglior lungometraggio e cortometraggio – è formata da Ilaria Fraioli, montatrice per registi come Alina Marazzi, Ivan Cotroneo e Francesca Comencini, oltre che docente alla Scuola Gian Maria Volonté di Roma e alla Scuola Civica Luchino Visconti di Milano, e da Claudio Casazza, sceneggiatore e regista, autore del pluripremiato Un altro me. Fanno parte della giuria di Extraworks – che assegna i premi dell’omonima sezione di concorso – Ilaria Pezone, autrice di film sperimentali e docente all’Accademia di Brera, e Riccardo Palladino, docente e regista di documentari fra cui l’ultimo Il Monte delle Formiche è stato selezionato in concorso a Locarno.

Tutto sulla giuria

Work in progress, spazio d’incontro per produttori e registi

Una novità della quarta edizione è il primo evento Industry del festival: “Work in progress”, il pomeriggio di sabato 5 ottobre a Zerogloss / Exworks, è un incontro pensato per far crescere progetti audiovisivi sul tema del lavoro in fase di sviluppo.

Tre autori selezionati tramite un bando presenteranno ad altrettanti produttori i loro progetti “in progress” di film sul lavoro: sono Alessia Di Giovanni con il progetto di film di finzione Roba da donne (l’altre di ricostruire se stesse), Andrea Canova con il lungometraggio documentario Schianti e Jeissy Trompiz con il cortometraggio sperimentale I suoni del tempo, già finalista del Premio Zavattini 2018/2019, promosso dall’AAMOD.

I produttori presenti all’incontro sono Serena Gramizzi di Bo Film, Giovanni Pellegrini di Ginko Film e Paolo De Angelis di Metropolis Produzioni. Oltre a fornire il proprio parere e a mettere a disposizione dei registi la propria esperienza, presenteranno a loro volta dei case studies.

Sarà presentata inoltre l’esperienza di WTFF @ Ferrovieri, spin-off del festival che ha visto tre registi under 35 realizzare altrettanti cortometraggi documentari sul quartiere dei Ferrovieri di Vicenza, nell’ambito di un progetto sostenuto da SIAE e MiBACT tramite il bando Sillumina – Copia privata per i giovani, per la cultura (2017) e da Fondazione Cariverona con il Bando Cultura 2018. Saranno proiettati i tre film prodotti nel corso del progetto: Edvige X. di Davide Crudetti, Ferro di Carlo Tartivita e I diavoli dei campi di Chiara Faggionato.

Tutto sul programma industry

Location, partner e promotori

Tre le location in cui si svolgerà Working Title Film Festival 4. Il Cinema Odeon, la più antica sala cinematografica di Vicenza, gestita dalla Società Generale di Mutuo Soccorso, ospita le proiezioni del  concorso principale il 2, 3 e 4 ottobre. Zerogloss / Exworks, spazio post-industriale e design store, è la “casa” del festival sabato 5 ottobre, con il meeting “Work in progress” e le proiezioni della sezione “Extraworks”. Alla Bottega Faustino, a due passi dall’Odeon nel cuore della città, si apre il festival martedì 1° ottobre con la presentazione del libro e un aperitivo inaugurale.

L’evento è promosso come ogni anno dall’associazione Laboratorio dell’inchiesta economica e sociale LIES. Gode del patrocinio della Regione Veneto, del patrocinio e del contributo del Comune di Vicenza, e del sostegno della Fondazione Cariverona.

Sponsor del festival sono Cooperativa sociale Insieme, Cgil Cisl e Uil di Vicenza, The Drunken Duck – Spaccisti Birrai. I partner tecnici sono Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Vicenza – FUSP, Hotel De La Ville Vicenza, The Drunken Duck, FabLab Dueville, Serimab, Loison, Libreria Traverso e Unicomondo.

Essenziale come sempre per la realizzazione del festival – che vede anche la collaborazione di Arci Servizio Civile Vicenza – è la partecipazione del pubblico, che lo ha sostenuto partecipando a una campagna di crowdfunding.

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