La religione della libertà. Un film di Marco Zuin e Giulio Todescan
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Un documentario sulla vita di Antonio “Capitan Toni” Giuriolo, maestro e partigiano.
Sinossi
Cosa resta della memoria di un uomo? “La religione della libertà” porta alla luce la storia pubblica e privata di Antonio Giuriolo, “Capitan Toni”, intellettuale antifascista e partigiano, maestro di pensiero critico per una generazione di giovani cresciuti nel conformismo del regime fascista. Il film ricostruisce la sua vita attraverso le testimonianze dei nipoti e degli studiosi, la ricerca di due studenti, gli archivi e i paesaggi di Vicenza, delle Piccole Dolomiti e dell’Appennino tosco-emiliano.
Note di regia
La religione della libertà nasce come un breve ritratto per ricordare Antonio Giuriolo, “Capitan Toni”, a ottant’anni dalla sua morte. Una figura significativa per la Resistenza veneta e italiana, spesso limitata alla memoria locale, ma che merita uno spazio più ampio nella coscienza collettiva.
Nel corso della ricerca, il progetto si è ampliato, portandoci a riflettere sull’importanza dei “piccoli maestri” della Resistenza: educatori capaci di trasmettere pensiero critico e ispirare giovani a opporsi finalmente alla dittatura. Dietro molti gruppi di studenti partigiani o resistenti c’erano figure come Giuriolo, in grado di proporre una cultura come spazio di confronto e ricerca, non come propaganda. Ricostruire la loro formazione e le radici del loro dissenso non serve solo a comprendere la Resistenza storica, ma anche a riflettere sul valore della libertà oggi.
Il documentario ha un’apparente veste divulgativa: intende offrire una base di conoscenza su Giuriolo e sul contesto in cui ha vissuto, senza però fermarsi a un livello puramente informativo. Vuole essere un punto di partenza per interrogarsi sul significato della resistenza quotidiana, sul sacrificio personale e sulla ricerca di una libertà autentica.
Il film segue la ricerca di due studenti, vicini per età a Giuriolo, nel tentativo di comprendere il suo desiderio di capire e il suo impegno concreto. Giuriolo avrebbe potuto adattarsi al regime fascista, prendere la tessera del partito, insegnare e godere dei privilegi legati alla sua estrazione borghese. Invece, scelse l’opposizione, la fatica dello studio, il confronto con libri proibiti dal regime, rifiutando l’omologazione e il conformismo.
La sua passione per la montagna diventa simbolo di questa ricerca interiore e del rigore morale: luogo di resistenza fisica, di solitudine e confronto con se stessi. La fatica dello studio e l’impegno nel comprendere ciò che è complesso diventano strumenti di una resistenza culturale che precede e prepara quella armata.
Abbiamo cercato di raccontare questa complessità senza retorica, bilanciando testimonianze dirette, ricordi familiari, materiali d’archivio e narrazione visiva. L’obiettivo è offrire uno spazio di riflessione su cosa significhino libertà e impegno civile, ieri come oggi. Giuriolo ci insegna che resistere non è solo opporsi a un regime, ma anche compiere ogni giorno scelte difficili, nel nome della coerenza e della dignità personale.
Scheda tecnica
Digitale HD 16:9, colori, stereo
Anno 2025
Durata 40′
Prodotto da Lies – Laboratorio dell’inchiesta economica e sociale aps, Working Title Film Festival
Con il contributo di Istrevi – Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea della Provincia di Vicenza “Ettore Gallo”, iniziativa finanziata dalla Regione Veneto nell’ambito della L.R. 25/2022 “La Grande Guerra infinita”, con il sostegno di Comitato Nazionale Centenario di Nascita di Luigi Meneghello, Circolo Toni Giuriolo Fiap Vicenza, Anpi Comitato provinciale Vicenza, Cineforum V. Gagliardi Montebelluna, con il patrocinio del Club Alpino Italiano, in collaborazione con Biblioteca civica Bertoliana, Museo del Risorgimento e della Resistenza di Villa Guiccioli – Vicenza
Con Luciana, Pierantonio e Gianguido Giuriolo, Marcello Siviero, Elisabetta Vigolo, Riccardo Spanevello, Antonio Spinelli, Renato Camurri, Antonio Trentin, Giuseppe Mendicino, Paola Rossi, Paolo Piacenti, Renzo Ghiotto, Ferruccio Pilla, Corpo Bandistico Lizzanese, Complesso Strumentale V.E. Marzotto Città di Valdagno
Regia, riprese e montaggio Marco Zuin
Soggetto e produzione creativa Giulio Todescan
Consulenza scientifica e organizzativa Marina Cenzon
Suono in presa diretta Enrico Lenarduzzi
Scenografo Marco Schiavon
Sound design Saverio Damiani
Color grading Francesco Marotta
Grafiche Andrea Xausa
Traduzione e sottotitoli Giulia Galvan
Ufficio stampa Raffaella Bonora
Distribuzione Marina Resta
Bio-filmografia dei registi
Marco Zuin. È filmmaker e autore laureato al DAMS Cinema di Bologna, con una tesi sul ruolo della famiglia nel cinema italiano. Ha prodotto cortometraggi e documentari sociali per Ong, fondazioni e onlus. I suoi lavori, come Daily Lydia, La sedia di cartone e Hoa, sono stati presentati nei cinema, in eventi culturali e in numerosi festival in Italia e all’estero, tra cui il Festival dei Popoli, il Giffoni Film Festival, il Trento Film Festival, l’Athens Ethnographic Film Festival e il Festival International du Film Ethnographique du Quebec – FIFEQ, Cinemambiente, ottenendo visibilità e premi. Niente sta scritto ha ottenuto il Cinema Paralimpic Award come miglior documentario sul mondo paralimpico. Ha curato l’opera collettiva Le storie che saremo, dove sette autori esplorano il fragile presente attraverso i filmati di famiglia. Ha collaborato con lo scrittore Matteo Righetto nella web serie L’anno dei sette inverni, che analizza il rapporto tra uomo e ambiente durante la pandemia. I suoi ultimi lavori, Edith, una ballerina all’inferno riconosciuto tra i migliori lavori nazionali per la Giornata della memoria dalla Presidenza del Consiglio e presentato al Giffoni Film Festival, e Il teatro vive solo se brucia, che esplora l’epopea dei teatri viaggianti in Italia, sono entrambi disponibili su RaiPlay. Il suo approccio al cinema e al documentario è caratterizzato dall’idea di sociale come socialità e attenzione alla comunità.
Giulio Todescan. Giornalista professionista, pronipote di Toni Giuriolo. Laureato in Scienze della Comunicazione all’Università di Bologna, ha collaborato con testate quali Corriere del Veneto, Carta, La Nuova Ecologia e La Voce dei Berici. Dal 2015 lavora per l’agenzia di comunicazione Blum. È direttore della testata online VeZ – Veneto ecologia Z Generation. È co-regista dei documentari Good luck Vicenza (2008) con Mirco Corato e Annamaria Macripò, trasmesso su Current Tv, e L’acqua calda e l’acqua fredda (2015) con Marina Resta. È stato assistente alla regia di Marina Resta nel cortometraggio documentario Tracce di Rocco (2023) dedicato alla figura di Rocco Scotellaro e selezionato in diversi festival tra cui Fotogenia (Messico), The Shawna Shea Memorial Film Festival (Usa), Bristol Radical Film Festival (Regno Unito) e Lucania Film Festival (Italia). Dal 2016 coordina la comunicazione web e social di Working Title Film Festival – Festival del cinema del lavoro, di cui è co-organizzatore. Dal 2019 è presidente dell’associazione Lies – Laboratorio dell’inchiesta economica e sociale Aps.
Stills
Distribuzione
Per organizzare una proiezione del film, si può scrivere a laboratorio.inchiesta @ gmail.com